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Nathan è un biologo che studia come le popolazioni indigene vivono all’interno della giungla amazzonica. Un giorno viene contattato dalla CIA per una missione molto speciale. Qualche giorno prima, infatti, un uomo in fin di vita era uscito dalla foresta ed era stato soccorso da un pastore di un villaggio vicino. Poco dopo, l’uomo muore e la CIA lo identifica come Gerald Clark, un ex agente delle Forze Speciali che quattro anni prima era partito per una missione insieme ad altri agenti — tra cui il padre di Nathan. Quella spedizione si era rivelata disastrosa: dopo pochi mesi si erano perse le tracce di tutti i membri e furono dichiarati morti.

Se già il ritorno di un uomo creduto deceduto appare sconvolgente, ancora più sorprendente è un altro particolare: prima di partire per l’Amazzonia, Clark era stato in Iraq, dove in un tragico incidente aveva perso un braccio. Eppure, al momento del ritrovamento, l’uomo ne aveva inspiegabilmente due.

Nathan, segnato da una profonda depressione dopo la scomparsa del padre, non avrebbe voluto rivivere lo stesso dolore. Ma la possibilità che suo padre sia ancora vivo lo spinge a intraprendere un viaggio avventuroso nel cuore della foresta amazzonica, alla ricerca della verità e dei suoi più oscuri segreti.

Amazzonia mi ha colpito subito per la trama intrigante e, devo dire, non ha deluso le aspettative: regala bellissime scene di suspense e numerosi colpi di scena. Lo consiglio assolutamente a tutti gli appassionati di gialli e thriller: non vi deluderà.

Greta Piana – 3 liceo A